E chi anche in Italia fino all’altro giorno non ha fatto altro che arroccarsi in difesa dell’olio di palma oggi non può far altro che abbassare i toni e chiedere aiuto alla Ministra per la Salute Beatrice Lorenzin affinché – invece di disporre l’immediato ritiro dal mercato di tutti i prodotti a rischio – rinvii alla Commissione europea ogni decisione sul da farsi. L’importante del resto è temporeggiare per non perdere ingenti guadagni… e chi se ne frega della salute! Salute che in questo caso è davvero a rischio! Soprattutto quella di bambini e adolescenti, in quanto l’olio di palma è presente in grandi quantità nella maggior parte dei cibi a loro propinati.
Per anni l’industria alimentare ha abusato di questa sostanza infilandola ovunque: dolci, snack, pane, torte, merendine, cioccolata, alimenti per l’infanzia e, addirittura, per lattanti. Ben sapendo gli effetti che provocava!
Già nel 2004 l’Università di Praga aveva rivelato la presenza di contaminanti cancerogeni in alcuni oli vegetali raffinati, tra cui il palma che spiccava per elevata presenza degli stessi.
Nel 2007 l’autorità tedesca per la tutela dei consumatori e la sicurezza alimentare, Bundesamt für Verbraucherschutz und Lebensmittelsicherheit (BVL), confermava il pericolo che l’istituto CVUA di Stoccarda riscontrava in varia misura su 400 prodotti alimentari. La lista comprendeva soprattutto dolci, biscotti, formule per i lattanti, cracker e barrette, proprio a causa dell’olio di palma raffinato.
La stessa Nestlè nel 2009, a un convegno a Praga, tramite il suo ricercatore Dr. Richard Stadler, dava atto che già nel 2007 l’Autorità tedesca per la sicurezza alimentare aveva evidenziato la necessità di ridurre i livelli dei contaminanti cancerogeni negli alimenti e nelle formule di proseguimento per lattanti.
Mentre l’Istituto francese per i grassi e gli oli, a sua volta, aveva riferito nel 2009 a un ‘workshop’ organizzato da ‘Euro Fed Lipid’ che ‘Free 3-MCPD is (…) thresholded carcinogenic and has a testicular and renal toxicity in rats’.
A quel tempo, tra il 2007 e il 2008, era già altrettanto nota la sicurezza dei grassi vegetali non raffinati (come l’extravergine di oliva).
Ma un’industria senza scrupoli ha continuato deliberatamente a produrre e immettere sul mercato alimenti tossici, al solo scopo di risparmiare sui costi di produzione e incrementare i margini di guadagno. Con l’inevitabile compiacenza, ovviamente, delleistituzioni italiane ed europee deputate alla gestione del controllo della sicurezza alimentare.
Oggi è bene dirlo a caratteri cubitali: l’olio di palma non provoca un lieve mal di pancia, ma rischi cardiovascolari, aumento del colesterolo, processi infiammatori, steatosi epatica, malattie incurabili e cancro.
Ora l’Unione Europea ha il compito di adottare con urgenza misure per salvaguardare la salute dei consumatori. Ma dovrà soprattutto spiegare perché la Commissione europea ha trascurato per anni la considerazione dei rischi ben noti non solo alle industrie alimentari ma anche alla comunità scientifica, alle autorità nazionali deputate alla sicurezza alimentare, e all’Efsa che già nel 2013 si era espressa su alcuni dei contaminanti in questione.
E’ arrivato il momento di parlarne seriamente e con competenza! Basta interessi! I cittadini devono essere informati. Per questo, per chiedere la messa al bando definitiva dell’olio di palma e per chiedere al Governo che si faccia in breve un’adeguata informazione sul tema, il 25 maggio si terrà un convegno alla Camera dei Deputati.
Se volete partecipare scrivete a eventi@mirkobusto.net entro e non oltre la data del 20 maggio 2016 e sarete accreditati.
*Deputato M5S, Commissione Ambiente