Il vaccino può creare un'encefalopatia? La risposta è SI.
A livello medico non esiste nulla, né analisi del sangue, radiografia, né alcuna caratteristica o altro, grazie a cui, in presenza di una certa patologia, possa essere chiarito se si tratti di un danno da vaccino o meno. In caso di epilessia, per esempio, non è possibile dire se sia da attribuirsi ad una vaccinazione o se si tratti di un caso di epilessia comune, di solito congenita.
Risulta decisiva l'osservazione dei genitori nel periodo successivo alla vaccinazione: se un bambino ha inizialmente raggiunto le pietre miliari di uno sviluppo indisturbato, regolare dell'età evolutiva nei tempi consueti, e quindi si ferma ad un certo punto, ad un dato livello di questo sviluppo, e se nel periodo appena antecedente questa regressione ha subìto una vaccinazione, si può presumere che la vaccinazione sia la causa di questa inibizione dello sviluppo.
È questa la cosiddetta 'inibizione dello sviluppo dopo la vaccinazione', il solo sintomo sicuro di un danno da vaccino. Tale determinazione non è qualcosa di immediato, ma frutto di una serie di manifestazioni progressive, successive, relative allo sviluppo in un bambino di uno e due anni.
Molti genitori tengono una sorta di diario e questo è anche il nostro consiglio. È vero, lo sviluppo è lento nel primo anno di vita, ma non indefinibile se colto da puntuali registrazioni del genitore nel tempo. Non dovrebbe essere difficile procurarsi una tabella tipo delle tappe dell'evoluzione nei primi 24 mesi di vita dal pediatra o su internet http://www.thebabyregistry.co.uk/pages/milest1.htm oppure http://www.natus.com/baby_health/milestones.html . Quando si è presentato il primo sorriso? Quando il bambino è stato in grado di alzare per la prima volta la testolina? Quando la prima presa di contatto con la voce? Quando il primo contatto visivo? Quando i primi farfugli? Quando le prime iniziative? Quando i primi movimenti?
Il danno da vaccino di un bambino piccolo, sebbene grave, può essere povero di sintomi. Comunque questo danno può evidenziarsi per esempio con irrequietezza, paura, irritabilità oppure con una notevole insicurezza di movimento e reazione, sonnolenza, apatia e torpore fino alla perdita di coscienza. Anche disturbi non caratteristici come vomito, alterazione del colorito della pelle, aumento della temperatura etc. possono essere sintomi di un danno da vaccino. Ma di solito lo stadio acuto del danno cerebrale di un bambino piccolo è praticamente asintomatico. 'Le gravi reazioni post-encefalitiche possono manifestarsi soltanto dopo mesi o addirittura anni' [Baker, 1949]. 'Lo stato del bambino viene sempre riconosciuto soltanto quando si analizzano e si valutano accuratamente l'anamnesi nella sua interezza e il suo comportamento complessivo' [Lurie, 1947].
Il patologo olandese E. de Vries dimostrò che il cervello dei bambini, a causa della propria immaturità, non è in grado fino a circa il terzo anno di vita di reagire al danno causato dalla vaccinazione in un certo modo, che noi chiamiamo infiammazione. Nei primi tre anni si crea al massimo un edema cerebrale e questa reazione asintomatica, denominata da de Vries 'encefalopatia postvaccinica blanda' si distingue dalla encefalite post-vaccinica che avviene solo dopo il terzo anno di età quando la struttura cerebrale del bambino è stata definita. Questa differenziazione tra le due forme di patologie (encefalite e encefalopatia) non fa ancora parte della cultura generale medica, pur avendo ampie conseguenze. Essa spiega per esempio perché apparentemente in Germania negli anni '30 c'erano meno casi di danni da vaccino rispetto all'Austria. Infatti l'encefalite ha un quadro clinico ben definito e riconoscibile, mentre l'encefalopatia è difficilmente riconoscibile. In Austria (vaccinazione infantile tarda) si riconobbero i danni da vaccino, in Germania (vaccinazione precoce) no. L'encefalopatia non solo è poco riconoscibile allo stadio iniziale, ma crea tanto più danni in uno stadio successivo quanto più piccolo era il bambino al tempo del danneggiamento.
Le vaccinazioni infantili prevedono che si iniettino in neonati e bambini tossine dannose (mercurio), materiale proteico di origine animale e virus attenuati (che hanno una forte propensione ad attaccare i tessuti nervosi).
Il dr Thomas Rivers nel 1935 riuscì a produrre un'infiammazione del cervello in scimmie di laboratorio iniettando loro ripetutamente estratti sterilizzati di cervello e midollo osseo di coniglio. Questa è la sola causa di encefalite dimostrata scientificamente, cioè encefalite insorta nell'organismo a seguito di una reazione immunologica (allergica) a tessuti estranei.
Nel Lancet, il più importante giornale inglese sulla medicina, del 4 settembre 1926, furono riportati sette casi di encefalo-mielite (infiammazione del cervello e del midollo spinale, e delle loro membrane), in seguito a vaccinazione in due ospedali di Londra. Il prof. Turnbull ed il prof. McIntosh, i quali studiarono attentamente questi casi, avevano pubblicato inizialmente sul British Journal of Experimental Pathology: 'Non esistono dubbi sul fatto che la vaccinazione abbia costituito il fattore casuale definitivo'. A riprova di ciò erano stati pubblicati 'i contenuti dei rapporti clinici, le autopsie e le descrizioni dei cambiamenti patologici, sia notevoli sia minori, nel sistema nervoso centrale, nelle zone vaccinate, nelle ghiandole linfatiche proprie di quelle zone ed in altri tessuti'. Delle immagini grafiche perfettamente chiare illustravano le lesioni istologiche trovate nel midollo spinale nella parte più bassa. 'La prova eziologica tratta dalle manifestazioni cliniche e istologiche è molto evidente, ed è confermata anche dai risultati degli esperimenti biologici (condotti su animali)'.
Nel 1959 si iniziò ufficialmente ad usare il vaccino della pertosse, addizionandolo alla sostanza sperimentale da iniettare, per es. tessuti animale di reni, o pancres, etc.. per andare a facilitare l’insorgere della patologia autoimmune relativa all’organo estraneo iniettato: infatti il vaccino della pertosse svolgeva un'azione allergizzante particolarmente intensa su tutti i tipi di animali da laboratorio. La riuscita degli esperimenti finalizzati a provocare reazioni allergiche viene quindi favorita aggiungendo il vaccino antipertossico alla soluzione da iniettare. I topi (oppure i conigli, i criceti, ecc.) muoiono di conseguenza più rapidamente e in maggior numero. In egual maniera l'aggiunta del vaccino alla soluzione sterile del cervello e del midollo spinale contribuisce in modo notevole a far insorgere un'encefalite allergica [Cherry, 1988]. Per tali motivi il vaccino anti-pertosse è 'l'adjuvant' (adiuvante) preferito per gli esperimenti che debbono provocare l'encefalomielite allergica [Coulter, 1985].
Attraverso un’analisi della letteratura medica siamo risaliti ad almeno 3 situazioni patologiche in cui i vaccini possono avere un’azione causale.
1 - Studi scientifici degli ultimi 20 anni hanno evidenziato che le vaccinazioni possono provocare rigonfiamento cerebrale
Iwasa S, 'Rigonfiamento del cervello in topi causato dal vaccino anti-pertosse', Jpn J Med Sci Biol, 1985, 38(2):53-65
Mathur R, Kumari S, '-Fontanella protuberante- a seguito di vaccino triplo', Indian Pediatr, giugno 1981; 18(6): 417-418
Barry W, Hatcher G, '-Fontanelle protuberanti- in neonati senza meningite', Arch Dis Child, aprile 1989; 64(4): 635-636
Shendurnikar N, '-Fontanella protuberante- a seguito di vaccino DPT', Indian Pediatr, nov. 1986; 23(11): 960
Gross TP, Milstien JB, Kuritsky JN, '-Fontanella protuberante- a seguito di vaccinazione anti-difterica- tetano- pertosse e vaccino tetano- difterica', J Pediatr, marzo 1989;114(3):423-425
Jacob J, Mannino F, 'Aumento di pressione intracraniale a seguito di vaccino anti- difterica, tetano e pertosse', Am J Dis Child, feb. 1979; 133(2):217-218
Dugmore, WN, 'Edema bilaterale del polo posteriore: ipersensibilità al vaccino Alavac P', Br J Ophthalmol, dic. 1972, 55:848-849
2 - I vaccini possono causare danni subclinici al cervello non ancora sviluppato, denominati encefalopatie da vaccino
Il patologo olandese E. de Vries dimostrò che il cervello dei bambini, a causa della propria immaturità, non è in grado fino a circa il terzo anno di vita di reagire al danno causato dalla vaccinazione in un certo modo, che noi chiamiamo infiammazione. Nei primi tre anni si crea al massimo un edema cerebrale e questa reazione asintomatica, denominata da de Vries 'encefalopatia postvaccinica blanda' si distingue dalla encefalite post-vaccinica che avviene solo dopo il terzo anno di età quando la struttura cerebrale del bambino è stata definita. Questa differenziazione tra le due forme di patologie (encefalite e encefalopatia) non fa ancora parte della cultura generale medica, pur avendo ampie conseguenze. Essa spiega per esempio perché apparentemente in Germania negli anni '30 c'erano meno casi di danni da vaccino rispetto all'Austria. Infatti l'encefalite ha un quadro clinico ben definito e riconoscibile, mentre l'encefalopatia è difficilmente riconoscibile. In Austria (vaccinazione infantile tarda) si riconobbero i danni da vaccino, in Germania (vaccinazione precoce) no. L'encefalopatia non solo è poco riconoscibile allo stadio iniziale, ma crea tanto più danni in uno stadio successivo quanto più piccolo era il bambino al tempo del danneggiamento.
I neonati sono in uno stadio abbastanza delicato della mielinizzazione, che inizia nel cervelletto aIla quarta settimana e quindi si estende alle altre aree del sistema nervoso e del cervello. Per gli emisferi e la corteccia cerebrali, il ricoprimento della mielina (lo strato protettivo grasso intorno ai nervi) inizia solo ad 8 mesi di vita [Lurie, 1947]. La crescita dello strato di ricoprimento interessa tutto il sistema nervoso fino ai 15 anni di età (in alcune aree la crescita della mielina continua fino ai 45 anni).
3 - I vaccini possono causare encefaliti
La rivista Journal of the American Medical Association del 3 luglio 1926 afferma a pagina 45: 'In regioni nelle quali non è stato ancora organizzato un programma su vasta scala di vaccinazioni della popolazione la paralisi totale da encefalite è rara. È impossibile negare una correlazione tra vaccinazioni e le epidemie di encefaliti'.
Il dott. Pierre Baron, dell'Ospedale di Parigi, scrisse nel 1928 un libro che raccoglieva 255 casi di encefalite post-vaccinale a Parigi. Egli sottolineò che tutti questi casi furono volutamente ignorati dai rapporti medici o classificati come polmoniti o altro.
Nel 1923, 1924 e 1925 in Inghilterra si cercò di vaccinare la popolazione contro il vaiolo. Vennero eseguite migliaia e migliaia di vaccinazioni. Si verificò un notevole aumento nei casi di encefalite letargica. Nel 1924, in Inghilterra ed in Galles si registrarono 6296 casi di questa e di altre affezioni simili, su un totale di popolazione di 38.746.000 individui; insomma 162 casi per ogni milione di abitanti. A Liverpool, su una popolazione di 836.000 abitanti furono riportati 257 casi di tale malattia; cioè 306 casi per ogni milione di abitanti. Conicidenza vuole che la percentuale di vaccinazione a Liverpool era stata molto più elevata rispetto alla media dell'Inghilterra e del Galles.
La rivista The New York State Journal of Medicine del 15 maggio 1926 riportava due articoli tratti da riviste straniere sul diffondersi di casi simili in Europa: 'Casi di sintomi cerebrali da encefalite a seguito di vaccinazioni sono stati riportati in Olanda, Cecoslovacchia e Germania. In Svizzera sono stati riportati casi di meningite post-vaccinale'.
Fu allora che la Germania modificò la legge sulla vaccinazione antivaiolo a favore di una meno rigida applicazione della stessa, in quanto 'le persone vaccinate sviluppavano un tipo di infiammazione cerebrale che causava la morte o, in alcuni casi, una forma leggera di alienazione mentale'. Naturalmente stiamo ancora parlando di encefalopatie post-vaccinatorie (o no!?), in quanto il primo caso di autismo nella storia riconosciuto dai medici (nonché la definizione di autismo) risale al 1944.