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L’OMS abbassa i “livelli normali” del colesterolo da 190 a 100. Big Pharma ringrazia! Pensateci: quanti farmaci Vi rifileranno in più?!?!

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L’OMS abbassa i “livelli normali” del colesterolo da 190 a 100. Big Pharma ringrazia! Pensateci: quanti farmaci Vi rifileranno in più?!?!


L’OMS abbassa i “livelli normali” del colesterolo da 190 a 100. Big Pharma ringrazia! Pensateci: quanti farmaci Vi rifileranno in più?!?!
Ricapitoliamo: praticamente dimezzata la soglia di sicurezza per il colesterolo.
Eppure siamo sopravvissuti alle precedenti soglie (già più volte ritoccate).
Ora, come diceva uno, a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, era veramente necessario? E posso capire un ritocco, ma dimezzarle. Significa che oggi, da un giorno all’altro, 9 Italiani su 10 hanno il colesterolo alto!!
Dicevamo, a pensar male etc… Ma chi ci guadagna?
Beh, per le Big Pharma è molto più di un 6 al superenalotto.
Vi rendete conto di quanto ci potranno lucrare?
…a noi qualche dubbio ci viene…

Colesterolo cattivo: scende da 190 a 100 la soglia di allarme

Parla Diego Ardissino, direttore della Cardiologia dell’Azienda ospedaliero universitaria di Parma

Nuovo limite di allerta per il colesterolo cattivo (Ldl): non deve superare i 100 milligrammi per decilitro, secondo le linee guida emanate dalla Società europea di cardiologia (Esc), presentate in questi giorni al congresso internazionale in corso a Roma, che riunisce oltre 31 mila cardiologi provenienti da tutto il mondo.
Un limite che può scendere addirittura ai 70 milligrammi per decilitro quando il paziente è ad alto rischio di incorrere in infarto o ictus per altri fattori predisponenti.
Soglia dimezzata
Ma come si è giunti repentinamente a quasi un dimezzamento della soglia che impone una presa in carico del «problema» da parte del medico?
«Sono attualmente allo studio dei nuovi farmaci, a base di anticorpi monoclonali, in grado di ridurre drasticamente la quota del colesterolo cosiddetto “cattivo”. Anticipando la loro uscita, si sta preparando nell’opinione pubblica un clima che predisponga ad una nuova sensibilità su questo campanello di allarme per gravi eventi cardiovascolari» spiega Diego Ardissino, direttore della Cardiologia dell’Azienda ospedaliero universitaria di Parma.
«Ma per ora possiamo solo parlare di speranza, almeno fino a marzo 2017, quando avremo le prime evidenze scientifiche degli studi – sottolinea lo specialista, che invita alla cautela – Intanto le terapie attuali o l’adozione di un sano stile di vita non riescono ad ottenere i risultati attesi dalle sperimentazioni dei nuovi farmaci in corso».
Il ruolo dei geni
La genetica medica ha infatti rilevato che molto spesso alla base del colesterolo alto c’è un difetto di alcuni geni, che aumenta del 15 per cento la possibilità di essere colpiti da un evento cardiovascolare. Su questa «ipercolesterolemia familiare», che si può presentare anche nei bambini, la corretta alimentazione e l’attività fisica costante non riescono a sortire gli effetti desiderati.
«In questo caso l’intervento farmacologico è l’unica soluzione, ma la terapia oggi a disposizione è quella a base di statine, che comporta però alcuni effetti collaterali non sottovalutabili», spiega Ardissino. Insomma non potendo contrastare il problema con efficacia, il limite accettabile del colesterolo Ldl era stato mantenuto più alto (190) per sottoporre alle cure con statine i soli casi più a rischio, mentre si educava la popolazione alla prevenzione mediante l’adozione di un corretto stile di vita.
Le statine
Per comprendere quanto sta accadendo bisogna partire dagli anni Novanta, quando l’introduzione delle terapie a base di statine consentì di abbassare il colesterolo Ldl, riducendo il rischio cardiovascolare del 40 per cento. Ma la dose di questi farmaci non poteva essere aumentata a causa di alcuni effetti collaterali che, se gli studi confermeranno i risultati attesi, non si verificherebbero con gli anticorpi monoclonali.
L’approccio verso il paziente
«Nella riflessione su questa importante speranza terapeutica, non dimentichiamo la differenza tra l’emanazione delle linee guida che valgono per tutta la popolazione e l’approccio che lo specialista rivolge ad ogni singolo paziente, in base alla sua storia, alle condizioni di salute e allo stile di vita», conclude lo specialista.


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